Pensioni anticipate, che cosa ci riserva il dopo Quota 100?

Quota 103: i termini e le modalità di presentazione delle domande!

Col passare delle settimane si fa più intenso il pressing dei Sindacati e di una parte della maggioranza per garantire dal 2022 la possibilità di uscita con 41 anni di contributi o, comunque, con 62-63 anni d’età. Tuttavia, come spiega il sito del Sole 24 Ore, il ministero dell’Economia non sembra disposto a far passare interventi troppo costosi, anche per evitare problemi con Bruxelles, che monitora attentamente l’aspetto previdenza. Piuttosto, meno problematica si presenta la via per il rafforzamento delle tutele previdenziali dei lavori usuranti e per una proroga dell’Ape sociale, in versione potenziata.

In effetti, fra i tecnici viene considerata una strada alquanto indolore quella che vede una proroga dell’Ape sociale, magari in versione rafforzata, e un’estensione della platea dei lavoratori impegnati in attività gravose e usuranti (e magari anche i cosiddetti “fragili”) per i quali è già previsto un canale d’uscita in qualche modo agevolato. Questo “dispositivo” potrebbe anche essere potenziato con un ulteriore sconto di un anno ogni dieci anni lavoratori o agendo sui coefficienti di trasformazione (che contribuiscono al calcolo dell’assegno).

La proroga dell’Ape sociale!

È molto probabile il prolungamento di almeno un anno dell’Ape sociale, l’Anticipo pensionistico al quale possono accedere, purché abbiano almeno 63 anni, certe categorie di lavoratori in difficoltà, come i disoccupati di lungo corso o i disabili, e i caregiver che li assistono. Il raggio d’azione di questo strumento, che è stato prolungato per tutto il 2021 dall’ultima legge di bilancio, potrebbe essere ampliato.

Opzione Donna!

Ancora per effetto dell’ultima legge di bilancio, targata “Conte 2”, le lavoratrici hanno ancora per tre anni la possibilità di uscire con 58 anni d’età (59 se “autonome”) e 35 di contribuzione, ma con il calcolo interamente contributivo dell’assegno. Una delle ipotesi sul tappeto è quella di dare a questo intervento una fisionomia quasi strutturale.

Il confronto tra Governo e Sindacati si svilupperà sulla tutela previdenziale dei giovani che, con i cambiamenti del mercato del lavoro, hanno carriere discontinue, oltre ad essere totalmente “contributivi”. Anche su questo aspetto nei mesi scorsi sono state ventilate diverse ipotesi: da una specie di trasformazione, in forma riveduta, della pensione di cittadinanza in assegno garanzia all’individuazione di un minimo pensionistico garantito accompagnato da appositi meccanismi di “cumulabilità”.

Previdenza complementare e pace contributiva!

Intanto il rilancio della previdenza complementare è tra le priorità: una delle ipotesi ricorrenti è quella di rendere fiscalmente più appetibile l’accesso sui fondi pensione agendo sull’aliquota e prevendo particolari agevolazioni. Un pacchetto di misure in questa direzione potrebbe anche entrare nella prossima manovra. Inoltre tra le ipotesi allo studio in vista della prossima legge di bilancio c’è una nuova edizione della cosiddetta “pace contributiva”, che era stata introdotta dal governo “Conte 1”. Una misura che consente ai lavoratori in attività per la prima volta dal 1996 di colmare i vuoti nei versamenti contributivi. La possibilità di riscatto dovrebbe essere al massimo di cinque anni, anche non consecutivi.

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