Pensioni 2019, Quota 100: l’audizione dell’Inps al Senato

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Il Presidente dell’Inps, Tito Boeri, è stato audito ieri in Commissione lavoro al Senato nell’ambito dell’esame di conversione in legge del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di Reddito di cittadinanza e di pensioni. Boeri ha posto l’accento sugli effetti distributivi di Quota 100, del Reddito di cittadinanza e delle pensioni di cittadinanza.

Per quanto riguarda il nuovo strumento per le pensioni anticipate, Boeri ha precisato che i principali beneficiari sono i lavoratori con lunghe carriere contributive che appartengono alle classi 1957, 1958 e 1959. Potranno, infatti, andare in pensione fino a 5 anni prima che a legislazione previgente vedendosi solo in parte ridurre l’importo della pensione in virtù dell’allungamento del periodo di percezione della stessa (questo aggiustamento opera solo sulla quota contributiva della pensione, mediamente del 33%).

Beneficiari di Quota 100

Più di un quinto dei beneficiari è rappresentato da lavoratori dipendenti o autonomi di sesso maschile residenti nelle regioni del Nord. I beneficiari sono concentrati anche fra i dipendenti pubblici: contano per più di un terzo dei beneficiari, più del doppio della loro quota sull’occupazione. La presenza di dipendenti pubblici fra i “quotisti” ne rende la distribuzione sul territorio più bilanciata, dato che il 50% dei beneficiari provenienti dal settore privato sono residenti al Nord. Nettamente sottorappresentate le donne e le persone residenti al sud e nelle isole.

Nell’audizione l’Inps ha precisato che i principali beneficiari hanno, inoltre, importi medi delle pensioni relativamente elevati, dell’ordine di 30.000 euro all’anno, un dato che accomuna dipendenti pubblici e privati in modo largamente indipendente dalla regione di residenza (il che rende più appetibile l’uscita anticipata per chi risiede al Sud, dove il costo della vita è più basso). Queste caratteristiche dei beneficiari si spiegano principalmente con il requisito dei 38 anni di contributi. 

“Le nostre sedi stanno in questi giorni toccando con mano quanto sia fuorviante il termine quota 100 trovandosi ad escludere dal nuovo canale di pensione anticipata persone con combinazioni di anzianità contributiva e anagrafica pari o addirittura superiori a 100”, ha sottolineato Boeri.

Vantaggi di Quota 100

Il  vantaggio concesso a queste categorie di utenti dipende dal numero di anni di anticipo rispetto all’uscita alternativa (anzianità o vecchiaia) e dal profilo salariale negli ultimi anni di carriera nel caso continuassero a lavorare (e potessero farlo). Mettendo a confronto, ad esempio, le pensioni 38+62 con le pensioni anticipate e di vecchiaia di un contribuente con retribuzione di 40.000 euro all’anno con continuità lavorativa e profilo salariale standard con diverse possibilità di anticipo rispetto alle uscite consentite prima dell’intervento della nuova normativa, con quattro anni di anticipo l’importo della pensione si riduce di più del 20%. Questa riduzione è il portato sia della correzione attuariale vigente sulla quota contributiva (nel caso specifico 23 anni di contributivo) che del “lucro cessante” associato al minor versamento contributivo data l’interruzione della carriera.

A fronte di questa riduzione dell’importo della pensione, chi dovesse uscire a 38+62 potrà fruire del
trattamento pensionistico per un numero maggiore di anni. In presenza di una correzione attuariale limitata
alla sola quota contributiva, questo porterà, nel caso in esame, ad un incremento della ricchezza pensionistica (il flusso scontato delle prestazioni future ipotizzabili sulla base della speranza di vita residua) dell’ordine di circa 12000 euro in valore attuale per un soggetto che anticipa 4 anni rispetto alla vecchiaia e 20.000 euro rispetto all’anticipata.

Costi di Quota 100

Una parte minore (circa un decimo) di questo trattamento privilegiato concesso a circa 650.000 persone nel giro di tre anni viene coperto da una riduzione della spesa pensionistica. I pensionati contribuiscono al finanziamento di “quota 100” in misura crescente all’andamento dell’inflazione, data la parziale deindicizzazione delle pensioni superiori a 3 volte il minimo varata con la Legge di Bilancio contestualmente alla destinazione di risorse al fondo “quota 100”.

Il grosso del costo di “quota 100” graverà comunque sulle generazioni future. Il debito implicito del sistema pensionistico è destinato ad aumentare per effetto sia del nuovo canale di uscita anticipata che del
congelamento degli adeguamenti della speranza di vita per le pensioni anticipate. Nel caso in cui le misure non fossero rinnovate al termine del periodo di sperimentazione (2021 per quota 100 e 2026 per il congelamento dell’adeguamento), l’aumento del debito implicito sarebbe di circa 38 miliardi. Se queste misure, invece, diventassero strutturali, l’aumento lieviterebbe a più di 90 miliardi.

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