Pensioni 2019, esodati non salvaguardati: la proposta del Comitato “Esodati Licenziati e Cessati”

Il punto sulla questione esodati

Il Comitato “Esodati Licenziati e Cessati” ha redatto una proposta per il varo della nona salvaguardia pensionistica a beneficio dei 6.000 esodati rimasti esclusi dalle salvaguardie precedenti. Luigi Metassi, amministratore del  Comitato “Esodati Licenziati e Cessati” ha precisato che non è stato ancora possibile portare la bozza “ad un tavolo per presentarla e discuterla”.

“Ci sono evidenti resistenze che, voglio sperare, siano da attribuirsi unicamente al momento che vede il governo impegnatissimo al varo di questo risicato decreto”, ha osservato Metassi. “Il problema maggiore è arrivare ad allestire un tavolo con un governo che non gradisce ingerenze pur soffrendo di una palese ignoranza pressoché totale in materia. Il rischio, nemmeno tanto aleatorio, è che, per salomonico opportunismo e per manifesta contrarietà dei 5S, possa sposare soluzioni proposte da altri comitati, caldeggiate anche da influenti ambienti della minoranza, che vorrebbero smaltire gli esodati in Q100 alcuni e in APE i restanti“, ha precisato l’amministratore del Comitato “Esodati Licenziati e Cessati”.

Proposta per la nona salvaguardia degli esodati

Metassi ha chiarito: “Nella bozza ci siamo limitati a quanto di essenziale era necessario ad indicare quella che, a nostro avviso, dev’essere la linea guida per definire una salvaguardia equa ed oggettivamente coerente. Se si approderà ad un tavolo, come promesso nell’incontro del 10 gennaio, è nostra intenzione affrontare anche la questione della ricongiunzione estesa agli esodati”.

Nella bozza di proposta per la IX salvaguardia sono comprese le stesse categorie  di quelle della ottava, tranne quelle del gruppo A) (mobilitati, edili, etc.) perché gli esodati di quella categoria sono già tutti salvaguardati. Sono comprese anche le “deroghe Amato: “La lettera C) della VIII salvaguardia, relativa ai contributori volontari, comprende anche questa casistica. Se possono far valere almeno un contributo accreditato prima del 6 dicembre 2011, non ci sono altri limiti oltre a quello di non aver lavorato a tempo indeterminato dopo la riforma. Se non possono far valere nemmeno un contributo entro la data suddetta, devono avere almeno un contributo derivante da effettivo lavoro nel periodo compreso tra il 01/01/2007 e il 30/11/2013”, ha precisato Metassi

La proroga fino al 2021 dei requisiti utili

Chi non ha firmato l’accordo in presenza di un funzionario del Ministero, come i mobilitati, ha diritto ad un equo transitorio ma non ha un diritto quesito; pertanto, nei riguardi di costoro, in considerazione anche dei transitori adottati in precedenza dalle riforme Dini e Amato (7 anni), risulterebbe già difficile estendere la salvaguardia a 120 mesi (10 anni) se non fosse proprio in virtù del principio di uguaglianza previsto dalla Costituzione che riteniamo disatteso laddove ad altri (i mobilitati) tale beneficio è stato concesso, nonché in virtù dell’ Art. 38 della stessa che chiama lo Stato a provvedere al benessere e alla dignità della vita dei cittadini esclusi dal lavoro attivo.

In ambito UE non si è andati oltre i 12 anni ( Germania e Portogallo ) mentre in Italia non sono mai stati superati i 7 anni ( riforme Amato, Dini ). Oltre i massimi parametri UE (12 anni nella migliore delle ipotesi) non c’è spazio di trattativa pertanto, a tutela di coloro che traguardassero oltre i termini, si chiede di introdurre in salvaguardia una clausola di tutela che possa assorbirli nelle misure attualmente in iter legislativo, ancorché si rendesse necessario apportarvi specifici adeguamenti.

Licenziamento successivo al 31/12/2006

Tale termine è lo stesso di tutte le precedenti salvaguardie. Estenderlo a ritroso ora per le
stesse categorie darebbe adito a ricorsi costituzionali di chi, a causa di tale limite, venne escluso
dalle precedenti salvaguardie. A questa regola fanno eccezione i contributori volontari ante 2007 e
le cosiddette “Deroghe Amato”.

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