Pensioni 2018: il Rapporto pensionistico della Commissione europea

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Pensioni, gli ultimi dati del rapporto della commissione europea. Dal nuovo rapporto della Commissione Europea sulle pensioni in Italia nuovi allarmi per le pensioni future. Nel lungo periodo coloro i quali hanno una carriera discontinua o breve, ma anche gli autonomi che non possono contare su un reddito elevato, rischiano di vedersi erogata una pensione non adeguata e di essere esposti al rischio di povertà.

Ciò, nonostante la spesa pensionistica risulti elevata ed il sistema pensionistico svolga una efficace funzione di preservazione del reddito. La soluzione per la Commissione  europea è quella di una migliore redistribuzione delle pensioni pubbliche ed il ricorso alla pensione integrativa. Nel rapporto si afferma, inoltre, che la spesa pensionistica in Italia è destinata a crescere dal 2020 fino al 2040 fino ad arrivare al 18,7% del PIL e toccherà 13,9% solo nel 2070.

Rapporto pensionistico 2018 della Commissione europea: i commenti dei sindacati.

Il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga, nel commentare l’analisi della Commissione europea sulle pensioni italiane, concorda con il suggerimento di lavorare  per rafforzare la capacità redistributiva delle pensioni obbligatorie anche con l’integrazione  dei fondi pensione.

Il sindacalista ha rimarcato che la proposta delle pensioni di garanzia per i giovani va proprio nella direzione indicata dalla Commissione e attende di poter iniziare un dialogo proficuo con il nuovo governo, proseguendo i lavori del cantiere previdenziale iniziato nel 2016.

Il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, ha voluto approfondire i dati forniti dalla Commissione europea sulla spesa previdenziale italiana. Secondo quanto affermato dal sindacalista la spesa per le pensioni in Italia si attesta sul all’11% del PIL , in media con gli altri Paesi europei, ma meno della Francia e della Germania.

Proietti ha sottolineato quindi, che la spesa pensionistica è stabile e ampiamente sostenibile nel breve, medio e lungo periodo. Tra le riforme che andrebbero attuate nel sistema previdenziale, Proietti ritiene indispensabile il rafforzamento della previdenza complementare ed ulteriori modifiche alla legge Fornero per consentire un’uscita dal mondo del lavoro intorno ai 63 anni.

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