Pensioni 2018: cosa cambia con il nuovo governo Lega-M5S!

Pensioni 2018: cosa cambia con il nuovo governo Lega-M5S

Pensioni, le ultime novità. Ieri pomeriggio al Quirinale si è svolto il giuramento del governo guidato dal nuovo presidente del Consiglio Giuseppe Conte insieme ai 18 ministri davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In merito al tema delle pensioni cosa cambia con il nuovo esecutivo Lega-M5S?

Come promesso in campagna elettorale da Lega e M5S e come previsto dal contratto di governo siglato dai due leader Matteo Salvini e Luigi Di Maio, si va verso una serie di modifiche: dal superamento della legge Fornero alla quota 100, fino alla proroga di opzione donna.

Pensioni, Quota 100, quota 41 e opzione donna: cosa cambia con il nuovo governo?

Nel testo del contratto è prevista la reintroduzione delle quote abolite con la riforma del 2011 e l’uscita dal lavoro indipendentemente dall’età anagrafica se si sono raggiunti i 41 anni di contributi.

Invece, la quota 100 consiste nel raggiungimento di un valore dato dalla somma dell’età anagrafica del lavoratore e della sua anzianità contributiva che deve restituire il valore “100”.

Dunque, in tema di riforma delle pensioni, sarà determinante il passaggio della Legge di Bilancio 2019, con il cui occorerà trovare e stanziare le risorse per la Quota 41 e la Quota 100 che servono per superare la Legge Fornero.

Secondo quanto riportato in una ricostruzione de IlSole24Ore, Matteo Salvini punterebbe a misure a forte impatto economico e vorrebbe subito un primo intervento sulle pensioni per superare la legge Fornero aprendo la strada a quota 100 e quota 41.

Tra le prime misure annunciate dal neo ministro per il Lavoro Luigi Di Maio c’è infatti la riforma Fornero. Ha infatti annunciato il leader pentastellato in un video pubblicato sul suo profilo Facebook che applicheranno la misura quota 100 per superare la Fornero.

Si è parlato anche di uno stop all’Ape Sociale, ossia l’anticipo pensionistico a carico dello Stato, e agli interventi messi a punto dal governo Gentiloni per i lavori gravosi. Per le pensionate, invece, vi è il ripristino dell’opzione donna, la possibilità per le lavoratrici di andare in pensione a 57-58 anni a patto di accettare un assegno calcolato sul sistema contributivo.

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