Pace fiscale a partire da gennaio 2019. Le novità

Pace fiscale 2018: parte a gennaio 2019

La pace fiscale partirebbe da gennaio 2019. E’ una delle ipotesi su cui sta lavorando il governo in vista della manovra. La misura potrebbe essere inserita anche nel decreto fiscale collegato che dovrebbe anche quest’anno accompagnare la legge di Bilancio. Si stanno ancora studiando i dettagli anche per evitare che la ‘pace’ si sovrapponga alla rottamazione delle cartelle ancora in corso. Secondo i primi calcoli si potrebbero ottenere circa 3,5 miliardi, utili come coperture, anche se una tantum.

Il vicepremier Luigi Di Maio ha ricordato che il ‘saldo e stralcio‘ era anche nel programma del M5S: se a un certo punto tra le parti più deboli della società c’è chi non è riuscito a pagare ed è finito nel vortice Equitalia-Agenzia delle Entrate che non gli permette di ripartire, gli si permette di chiuderla così con un forfettario e poter ripartire.

Scatterebbe da 2019 per non sovrapporsi a rottamazione. Obiettivo 3,5 miliardi.

Nel decreto fiscale legato alla legge di Bilancio potrebbe entrare anche la “pace fiscale” o di fatto il condono. L’esecutivo sta studiando le misure da adottare per mettere in atto il provvedimento.

Secondo le stime riportate dal Messaggero nelle casse dell’erario potrebbero arrivare circa 3,5 miliardi di euro che verrebbero destinati alle coperture che potrebbero finanziare la riforma della Legge Fornero sul versante previdenziale.

Secondo la schema che stanno studiando i tecnici a quanto pare si va verso la l’eliminazione dei debiti arretrati che ammontano fino a 100mila euro versando però due aliquote , una al 6,10 per cento e l’altra al 25 per cento in base all’entità del debito sulla situazione del singolo contribuente. Il “bottino” su cui potrebbe mettere le mani l’erario è di circa 50 miliardi. Ben più basso rispetto agli 800 miliardi dell’ammontare dei ruoli fiscali.

Ma nel corso degli anni alcuni soggetti che avrebbero dovuto pagare sono andati in fallimento oppure sono deceduti o magari sono fuggiti all’estero. Per questo motivo il capitale realmente esigibile è di gran lunga più basso rispetto a quello nominale.

Il ministro del Tesoro, Giovanni Tria però non vuol sentir parlare di condono. Questo provvedimento si inserisce nell’idea di un fisco amico dei contribiuenti da inquadrare come azione per favorire il rientro dei debiti.

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