Opzione Donna, le nuove ipotesi sul tavolo

opzione-donna-min

La ristrutturazione di Opzione Donna, lo strumento di uscita anticipata, legato al ricalcolo contributivo dell’assegno, valido solo per certe categorie di lavoratrici dopo la stretta dell’inizio 2023, è uno degli obiettivi dell’esecutivo, ma deve misurarsi con i rigidi paletti del ministero dell’Economia per una Manovra che si annuncia povera di risorse. Si susseguono le ipotesi per rivedere le regole in vigore: dal ricorso a un sussidio tipo Ape sociale all’eliminazione del cosiddetto «criterio-figli». Diverse possibili soluzioni che al momento della stesura finale della legge di bilancio 2024 potrebbe anche diventare una specie di miscuglio.

Come funziona attualmente Opzione Donna!

Oggi come oggi Opzione Donna consente l’uscita a sessant’anni – insieme a trentacinque anni di contributi – legata al ricalcolo contributivo dell’assegno, con lo sconto di un anno per le donne con un figlio e di due anni per quelle con più figli, ma limitando l’accesso alla pensione solo a certe specifiche categorie di lavoratrici: caregiver; con almeno il 74% di invalidità civile; “licenziate”; dipendenti di aziende in crisi.

Una delle proposte sul tavolo!

Fra le varie proposte sul tavolo per allentare la restrizione su Opzione Donna c’è quella di parte della maggioranza che prevede l’eliminazione del cosiddetto “paletto-figli” ma lasciando l’accesso consentito alle categorie di lavoratrici per le quali è attualmente utilizzabile questa uscita anticipata. In altre parole, verrebbe cancellato il requisito dei sessant’anni e sarebbero eliminati anche gli “sconti” di un anno con un figlio e di due anni con più figli. Per queste categorie, pertanto, la soglia anagrafica tornerebbe a 58 anni.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Diritto.news

Informazioni sull'autore