Mini flat tax: le ultime novità ad oggi 23 agosto 2018!

Mini flat tax: le ultime novità ad oggi 23 agosto 2018!

La proposta di legge sulla mini flat tax, è stata depositata alla Camera dalla Lega e sottoscritta dal M5s, prevede un’aliquota unica al 15% e per le start up, fino a cinque anni dalla fondazione, un’aliquota del 5%. Sul sito startmag.it è riportato l’analisi dei pro e contro di questa mini flat tax effettuata dal commercialista Giuliano Mandolesi.

Mini flat tax: l’analisi dei pro e contro del commercialista Giuliano Mandolesi.

La mini flat tax, come vieve riportato sul sito startmag.it, è l’ampliamento del regime forfettario per le imprese e professionisti introdotto dal governo Renzi ma che è presente all’interno nel nostro ordinamento tributario con diversi nomi e sfaccettature da almeno un ventennio.

Rispetto l’attuale regime a fiscale a forfait, che prevede per professionisti ed imprese individuali con limiti di ricavi massimi tra i 30.000 ed i 50.000 euro a seconda dell’attività svolta una tassazione sostitutiva del 15% (5% per i primi 5 anni di attività), la proposta di legge dell’esecutivo gialloverde prevede di aumentare il tetto massimo a 100.000 euro coinvolgendo altri circa 550.000 soggetti a partita iva.

I dati pubblicati dalla Corte dei Conti hanno evidenziato come l’aliquota media effettiva per scaglioni Irpef sulla fascia reddituale interessata dalla mini flax dai 30.000 a 100.000 euro sia il 21,4% tra i 28mila ed i 55mila euro, il 27,4% tra i 55mila ed i 75mila ed il 33,2% oltre i 75mila euro.

L’ampliamento dei forfettari, secondo l’analisi del commercialista Giuliano Mandolesi, porterebbe a un risparmio medio dal 6,4% al 18,2% a seconda dei profitti realizzati.

I contro di questa misura, secondo Giuliano Mandolesi, è che la stessa “quantità” di reddito, se percepita attraverso lavoro dipendente o lavoro autonomo/di impresa (ovvero a forfait), verrebbe tassata con modalità diametralmente opposte, una progressiva l’altra sostitutiva/piatta, generando una non trascurabile e forse ingiustificata differenza di carico fiscale.

Infatti 100.000 euro erogati attraverso un contratto di lavoro dipendente sconterebbero una tassazione di € 36.170 più addizionali regionali e comunali, la stessa cifra realizzata da un professionista genererebbe imposte per 11.700 euro ed addirittura soli 3.900 euro in caso di nuova attività (con il 5%). E ancora, la differenza di carico fiscale produrrebbe la trasformazione di posti di lavoro subordinati in improprie posizioni di lavoro autonomo (ovvero le false partite iva) per solo arbitraggio fiscale.

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