Le pensioni con Quota 100: irraggiungibili per donne e lavoratori precoci

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Il decreto legge 28 gennaio 2019, n. 4 recante misure urgenti in materia di Reddito di cittadinanza e pensioni è in discussione in Aula alla Camera, nell’ambito della prevista conversione in legge. Nel corso del suo intervento, Carla Cantone, deputato del Pd e segretario della Commissione lavoro alla Camera,  ha svolto un’analisi molto critica di Quota 100, misura per la pensioni anticipate voluta dal Governo giallo-verde.

La vostra “quota 100” inoltre è una opportunità solo per lavoratori con carriere continue e strutturate, ma per i lavoratori del centro-sud sarà impossibile perché trentotto anni di contribuzione non riescono ad averli, se non a 67, 68 anni, alcuni a 70. Non sarà accessibile per i lavori discontinui, per i settori caratterizzati da discontinuità: penso al settore edile, al settore agricolo e a tanti altri. Questi lavoratori e lavoratrici raramente raggiungono i 38 anni di contribuzione e al sud ce ne sono tanti”, ha dichiarato Cantone in Aula.

Le pensioni delle donne

“Voi avete l’obbligo di conoscere la fotografia del mercato del lavoro almeno nei vostri collegi, altrimenti è un bel problema – ripeto: sono tanti e specialmente sono tante le donne in agricoltura e a queste donne non basta la piaga del caporalato, e neppure la “quota 100”. Attenzione! E poi ci sono anche i lavori usuranti. Capite le contraddizioni? Capite l’ingiustizia o non la capite? Temo che non la capite e questo è grave. E, se la capite, è ancora peggio perché non fate niente per sistemare queste donne. Per le donne, se non si riconosce, sia per le lavoratrici dipendenti che autonome, il lavoro di cura, per loro la “quota 100” è una chimera, una presa in giro“, ha puntualizzato l’esponente dem.

Il tema dei lavoratori precoci

A  proposito dei lavoratori precoci, Cantone ha dichiarato:”C’è, poi, tutto il grandissimo tema dei lavoratori precoci, che grida vendetta e che voi ignorate, penalizzando tutto il Centro Nord e moltissimi lavoratori che, a 15 anni, erano già nelle fabbriche. Lo dico soprattutto ai colleghi della Lega: molti operai vi hanno votato e cosa gli raccontate ora che speravano in una modifica strutturale della “legge Fornero” e non lo avete fatto?

Vi abbiamo chiesto di dare la possibilità ai precoci di andare in pensione con 41 anni di contribuzione, a prescindere dall’età anagrafica, ma voi nulla, niente; così, chi ha 38 anni di contributi e 62 anni di età può andare in pensione, chi ha 40, 41 anni di contributi e 58, 59 o 60 anni di età deve continuare a lavorare. Ma non vi sembra assurdo? È un controsenso. Nelle grandi aziende, nelle piccole e medie aziende di tutto il Nord, Nord-Est e Nord-Ovest, i lavoratori e le lavoratrici hanno iniziato anche a 14 anni: sto pensando a tutte le fabbriche tessili e alle ragazze che, uscite dalla terza media, sono andate nei laboratori.

Negli anni Settanta erano tantissimi i ragazzi e le ragazze apprendisti, poi diventati operai qualificati o specializzati e molti di loro sono stati per decenni alla catena di montaggio o con lavori ripetitivi perché così era l’organizzazione del lavoro”. “Perché questi lavoratori, se hanno più di 40 o 41 anni di lavoro, non possono andare in pensione? Perché? È una follia!”, ha puntualizzato il deputato.

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