La guerra in Ucraina e i suoi effetti sull’industria alimentare

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Lo stop alle importazioni dai Paesi dell’Est europeo di prodotti molto utilizzati nel settore alimentare rischia di avere effetti a catena su tutta la filiera. Questi effetti aumentano con il caro benzina, contro cui scioperano pescherecci e autotrasportatori. Come spiega il sito tg24.sky.it, unendo la carenza di materie prime fondamentali per l’industria alimentare e il rincaro energetico, cresce la preoccupazione che salti la catena di approvvigionamento italiana e che gli scaffali dei supermercati rimangano vuoti.

Entro la fine del mese, avverte Assitol (Associazione italiana dell’industria olearia), le scorte di olio estratto dai semi di girasole potrebbero arrivare a zero. La questione non è da poco. Molti prodotti sono processati con olio di semi di girasole: conserve, biscotti, salse, condimenti, sughi, fritture, in alcuni casi anche pasta.  Il 60% della produzione mondiale di olio di girasole viene da Russia e Ucraina. Coldiretti stima che, su 570 milioni di euro di prodotti importati da Kiev in Italia lo scorso, 260 sono stati spesi per olio di girasole. La chiusura di porti ucraini come quelli di Odessa e Mariupol per via della guerra ha adesso troncato gli scambi tra Russia e Ucraina e i Paesi europei.

I prezzi delle scorte!

Inoltre i cereali come mais e grano che rischiano di non arrivare più in territorio italiano. Per fare un esempio, il 20% delle importazioni di grano dell’Unione europea, Italia compresa, arriva dall’Ucraina. Adesso il governo di Kiev ha deciso di vietarne l’export. Insieme al grano, anche segale, miglio, zucchero, sale e carne non potranno più uscire dall’Ucraina fino alla fine del 2022, come riportano vari media internazionali che citano documenti governativi di Kiev. Due i risultati più immediati: l’aumento dei prezzi delle scorte disponibili, e poi il loro esaurimento, a meno che non si trovino in tempo utile nuovi Paesi capaci di esportare quantità considerevoli degli stessi beni.

 

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