La durata media delle pensioni nell’analisi di Itinerari Previdenziali

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Il Centro Studi Itinerari Previdenziali ha svolto un’analisi della durata media delle pensioni attraverso l’esame in serie storica delle pensioni che sono ancora in vigore all’1° gennaio 2018, a partire da quelle decorrenti dal 1980.  Dalla lettura del dossier La durata media delle pensioni. Approfondimento sulla durata media delle pensioni italiane decorrenti dal 1980 al 2018 per numero, tipologia, genere e gestione” emerge che sono 758.372 gli assegni pensionistici messi in pagamento dall’INPS da più di 37 anni: donne e prepensionati di anni Ottanta e Novanta tra i principali beneficiari delle rendite di lunghissimo corso.

Lo studio di Itinerari Previdenziali sulla durata media delle pensioni.

Secondo lo studio effettuato da Itinerari previdenziali, al 1° gennaio 2018 risultano in pagamento presso l’Inps ben 758.372 le prestazioni pensionistiche, comprese quelle ex Inpdap relative ai pagamenti pubblici, liquidate da oltre 37 anni, vale a dire erogate a donne e uomini andati in pensione nel 1980, o anche prima.
“Se con la riforma Monti-Fornero si è poi passati a un’eccessiva rigidità, è altrettanto vero che tra il 1965 e il 1990 si è persa la correlazione tra contributi e prestazioni, adottando requisiti di enorme favore”, ha spiegato Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, nel ricordare che ci vorranno diversi anni per ridurre anomalie, che tuttora appesantiscono il bilancio del welfare italiano.

Basterà pensare, come rileva lo studio, che la durata media delle prestazioni erogate dal 1980 o prima è di
circa 38 anni per i dipendenti del settore privato e di 41 anni per i lavoratori e 41,5 per le lavoratrici nel
caso del settore pubblico. “Volendo anche tener conto dell’aspettativa di vita, siamo appunto ben oltre il
paletto dei 25 anni che dovrebbe rappresentare un buon punto di equilibrio tra periodo di lavoro e tempo di
quiescenza: anzi a oggi”, ha chiarito Brambilla,”sono in pagamento addirittura 3.806.297 prestazioni che
hanno superano la durata di 25 anni e più, pari al 24% circa del totale dei pensionati (circa 16 milioni nel
2017). Si potrebbe dire una sorta di reddito di cittadinanza ante litteram, anche se mascherato da
pensione”.

Dati alla mano, viene ad essere sfatato anche qualche luogo comune circa l’età del pensionamento:”Spesso gli italiani si lamentano perché le età per andare in pensione sono (in alcuni casi anche molto nettamente) più elevate che in passato e aumentano ogni due anni. I motivi però sono essenzialmente due: viviamo di più, ed è una bella notizia, e dobbiamo rispettare il patto intergenerazionale mantenendo il sistema in equilibrio.

Senza legare l’età pensionabile alla speranza di vita, i rischi sono proprio quelli che emergono analizzando questa vasta schiera di pensioni erogate molti anni fa e ancor oggi in pagamento: lavoratori mandati in quiescenza a età troppo giovani, baby pensioni come quelle del pubblico impiego, casi “limite” di prepensionamento, pensioni di anzianità concesse prima dei 50 anni e requisiti troppo permissivi per ottenere le prestazioni di invalidità e inabilità”, ha concluso Brambilla.

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