La Corte costituzionale si esprime sui permessi di soggiorno, tutte le novità

La Corte costituzionale, ha stabilito che non può essere meccanicamente respinta la richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno a motivo del lavoro, nel caso in cui ci sia la condanna di uno straniero per certi fatti di lieve entità. La decisione a proposito del rinnovo spetta al questore, il quale dovrà valutare e considerare la pericolosità sociale del richiedente prima di negare eventualmente il permesso.

Illegittimità costituzionale di certi articoli del Testo Unico Stranieri!

In effetti la Consulta ha dichiarato, come riporta il sito tgcom24.mediaset.it, “l’illegittimità costituzionale di alcuni articoli del decreto legislativo 286 del 1998 (Testo Unico Stranieri) nella parte in cui ricomprendono, tra le ipotesi di condanna che impediscono automaticamente il rinnovo del permesso di soggiorno per lavoro, anche quelle per il reato di piccolo spaccio e vendita di merci contraffatte, senza prevedere che l’autorità competente verifichi in concreto la pericolosità sociale del richiedente“.

La discrezionalità del legislatore.

Le istanze di costituzionalità, chiarisce la Corte, erano state sollevate dal Consiglio di Stato nel contesto di due giudizi originati da ricorsi inoltrati da stranieri, la cui richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno per motivi di lavoro era stata rifiutata a motivo delle condanne per i predetti reati. Nella motivazione, la Consulta ha spiegato che il legislatore “è bensì titolare di un’ampia discrezionalità nella regolamentazione dell’ingresso e del soggiorno degli stranieri sul territorio nazionale, tuttavia entro il limite di un ragionevole e proporzionato bilanciamento dei diritti e degli interessi coinvolti”

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