Istat, lavoro e occupazione: le ultime news. Mercoledì 16 maggio, il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, ha presentato presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio il Rapporto annuale 2018 – La situazione del Paese. Il documento, si è concentrato sul tema delle reti, quelle economiche, sociali, d’impresa, sul mercato del lavoro, di parentela e di amicizia.
Il canale più diffuso per la ricerca del lavoro in Italia è il ricorso alle reti di parenti, amici e conoscenti. Ma secondo l’Istat questo sistema non garantisce il risultato. Coloro che utilizzano canali formali non istituzionali, ovvero consultano annunci, inserzioni sui giornali o Internet hanno il doppio di possibilità di trovare lavoro.
Nel caso dei laureati che utilizzano la rete di amici, parenti e conoscenti per trovare un’impiego hanno retribuzioni più basse e carriere meno stabili. Al contrario, vengono premiati quelli che utilizzano le modalità di ricerca tramite per selezioni pubbliche o segnalazioni istituzionalizzate da parte dell’università.
Lavoro quasi ai livelli pre-crisi ma non per il Sud.
Nel nostro Paese il livello occupazionale è tornato quasi ai valori precrisi, grazie soprattutto ai servizi, ai consumi ed esportazioni. Eppure, dal 2008 a oggi l’industria ha perso 896.000 dipendenti, e i servizi ne hanno acquistato 810.000, un milione di operai sono usciti dal mercato mentre sono entrati 861.000 impiegati, sono scomparsi 500.000 autonomi e sono entrati altrettanti lavoratori dipendenti, sono usciti 471.000 uomini e sono entrate 404.000 donne, e ci sono un milione di part-time in più.
Il risultato è che il lavoro è decisamente più precario rispetto a dieci anni fa. Sono tornate a crescere anche le costruzioni. Infatti, per la prima volta dal 2008 l’indice della produzione nelle costruzioni ha mostrato una variazione positiva a +0,8%.
Il Sud rimane indietro rispetto al forte recupero del mercato del lavoro, con 310.000 lavoratori in meno. L’Italia inoltre continua ad essere il Paese Ue con il tasso di occupazione femminile più basso, 48,9% contro il 62,4%. Sembra non fermarsi la fuga degli italiani all’estero, nel 2017 si sono cancellati dall’anagrafe per traferirsi principalmente in Gran Bretagna, Germania e Francia 153.000 italiani.