Irpef, cambiano le tasse per dipendenti e pensionati

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L’esame della progressione fiscale dopo la riforma IRPEF conferma che il vantaggio maggiore va al lavoro dipendente con reddito fra 18.000 e 30.000 euro. Vediamo dunque chi perde e chi guadagna, secondo quanto riporta il sito pmi.it. Anche per i pensionati la forbice della progressività si allarga in senso favorevole nello stesso range di reddito, pur in modo meno marcato, mentre per gli autonomi la progressività è determinata dalle sole aliquote, non essendoci detrazioni

Il confronto, tuttavia, è meno rilevante in considerazione della marcata differenza che può esserci fra reddito e imponibile. Le Partite IVA detraggono dai ricavi molte spese di gestione come le imprese, per cui applicano l’aliquota fiscale su un imponibile più basso, a parità di guadagni lordi. Il lavoro dipendente sconta solo l’aliquota previdenziale prima di applicare le aliquote.

Quando la forbice si allarga!

L’aliquota fiscale effettiva si ottiene dopo il calcolo delle tasse, rapportando la somma dovuta ai guadagni lordi. Quindi cambia per ogni contribuente, in relazione alle detrazioni utilizzate in dichiarazione (oneri detraibili al 19%, ecc.). In effetti il dato più evidente riguarda il cambiamento che avviene fra i 18.000 e i 30.000 euro sul lavoro dipendente. In realtà la forbice per i lavoratori dipendenti inizia ad allargarsi a 13.000 euro, con un risparmio che diventa più marcato dopo i 18.000 euro, con le tasse che salgono visibilmente meno di prima fino ai 30.000, quando il gap inizia a ridursi, tornando ai livelli pre-riforma intorno ai 40.000 euro.

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