Inps: giù nuove pensioni (-24%) e assegni sociali (-73,5%)

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Nei primi sei mesi del 2018 l’Inps – confermando un trend iniziato qualche mese fa – ha liquidato oltre 228mila pensioni. E’ stato registrato in particolare per il Fondo pensioni lavoratori dipendenti (il più consistente) un numero complessivo di assegni riconosciuti «decisamente inferiore al corrispondente valore del 2017».

Il ribasso, sommando le voci liquidazioni di vecchiaia e anzianità/anticipate decorrenti nel primo semestre, è pari al 24,6% (dati al 2 luglio).

Pensioni anticipate superano quelle di vecchiaia.

Un fenomeno – spiega il monitoraggio periodico dei flussi di pensionamento pubblicato oggi dall’istituto – riconducibile essenzialmente all’aumento del requisito di età richiesto per la liquidazione della pensione di vecchiaia delle donne. Analogo andamento si osserva nelle tre principali gestioni dei lavoratori autonomi.

Nel settore privato e per gli autonomi è, infatti, scatta l’equiparazione con gli uomini a 66 anni e 7 mesi sulle uscite per vecchiaia.

In netto calo anche gli assegni sociali complessivamente liquidati nel periodo gennaio-giugno 2018, che risultano di entità molto esigua rispetto al valore rilevato nel medesimo periodo dell’anno precedente, in quanto si è innalzato di un anno il requisito di età utile per la liquidazione dell’assegno». In questo caso l’arretramento su base annua è pari al 73,5%, passando da 39.062 a 10.332 assegni.

Da quest’anno è scattato infatti l’aumento dell’età (da 65 anni e 7 mesi a 66 anni e 7 mesi) necessaria per ottenere l’assegno sociale, prestazione – ricorda l’Inps – in favore dei cittadini che ne fanno richiesta trovandosi in condizioni economiche «particolarmente disagiate», con redditi inferiori a 5.889 euro annui se single o vedovi e 11.778 se coniugati.

Tornando ai dati generali, dal monitoraggio emerge come l’importo medio mensile dell’assegno sia stato di 1.084 euro in aumento rispetto ai 994 euro dell’intero 2017. Nel primo semestre 2018 le pensioni liquidate sotto la voce anzianità/anticipate (63.330) hanno superato quelle per vecchiaia (58.356).

Tra gennaio e giugno, spiega l’Istituto, «si rileva un peso decisamente superiore delle pensioni di anzianità/anticipate su quelle di vecchiaia rispetto al dato annuo del 2017», quando il rapporto era 153.541 contro 202.460.

Ciò dipende dal fatto che i requisiti richiesti per uscire con l’età si sono innalzati per le donne, mentre quelli relativi alle pensioni di anzianità/anticipate sono rimasti uguali all’anno precedente, e sono numericamente più consistenti le uscite anticipate per i cosiddetti “lavoratori precoci”.

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