Green Pass, i gestori non hanno obbligo di controllare l’identità

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I gestori dei locali al chiuso avranno l’obbligo di controllare il Green Pass, ma non quello dell’accertamento dell’identità del cliente, che è competenza delle forze dell’ordine, a parte il caso di “palese difformità o incongruenza” tra la persona e i dati riportati sul certificato verde. Come spiega il sito Tg24.Mediaset.it, a far chiarezza è una circolare del Viminale, arrivata dopo le polemiche sul pass obbligatorio per l’ingresso in bar e ristoranti al chiuso.

Il cliente non è tenuto a mostrare al gestore il documento d’identità!

In tal modo viene specificata la norma contenuta nell’articolo 13 del Dpcm del 17 giugno 2021 che affidava la verifica dei documenti di identità “a soggetti titolari delle strutture ricettive e dei pubblici esercizi” e al “proprietario o il legittimo detentore di luoghi o locali presso i quali si svolgono eventi e attività”. Norma che, conferma lo stesso Garante sulla privacy, autorizza gli esercenti a richiedere il documento di identità, ma nello stesso tempo non obbliga il cliente a mostrarlo. Lo stesso varrà per concerti, partite di calcio o eventi strutturati, che prevedono la presenza di uno steward.

Il controllo dei documenti spetterà alle forze dell’ordine, che opereranno a campione – come annunciato dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese – con la specifica che in caso di Green Pass falsi, il gestore del locale non avrà alcuna responsabilità o ammenda, mentre a farne le spese sarà il cliente con una multa che va dai 400 ai mille euro. Se invece dopo l’accertamento della polizia si riscontreranno clienti, seduti al tavolo e al chiuso, sprovvisti di certificato che attesti l’avvenuta vaccinazione (prima o seconda dose), o l’essere guariti dal Covid entro i sei mesi o l’esito negativo di un tampone entro le 48 ore, scatterà la sanzione per entrambi.

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