Giustizia, le riforme in vista del Recovery Plan

Giustizia, raggiunto l'accordo nel Cdm sulla riforma Cartabia

Delle tre riforme strategiche connesse al Recovery Plan, che valgono 2,3 miliardi di euro, la ministra della Giustizia Marta Cartabia ha detto il 25 aprile scorso in un’intervista alla Stampa, riportata dal sito del quotidiano La Repubblica: “Deve essere molto chiaro che senza riforme della giustizia, niente fondi del Recovery”.

A proposito delle divergenze fra i partiti ha aggiunto: “Proprio la giustizia deve diventare il terreno sul quale ritrovare lo spirito di unità nazionale. Le diversità resteranno, come nella stagione che portò alla nascita della Costituzione, ma come allora si può provare a ricomporre le fratture su progetti precisi in nome di uno scopo più grande“.

In effetti il governo Draghi è composto da partiti che, storicamente, sono sempre stati divisi sulla giustizia. Da una parte il centrodestra, dall’altra il Pd e M5S, che a loro volta molto spesso non l’hanno pensata allo stesso modo. La sfida di Marta Cartabia è proprio quella di armonizzare le differenze arrivando a una sintesi.

Le tre riforme!

Tutte e tre le riforme – processo civile, processo penale, revisione dell’ordinamento giudiziario e delle regole di elezione del Csm, nonché quelle per i futuri magistrati che vorranno entrare in politica – erano state già presentate dall’ex ministro Alfonso Bonafede, sotto i governi gialloverde (M5S-Lega) e giallorosso (M5S-Pd), nei quali è stato Guardasigilli. Si tratta di leggi delega, che cioè “delegano” al governo i “decreti legislativi”, approvarti dal consiglio dei ministri, e che necessitano solo del parere delle commissioni Giustizia di Camera e Senato, senza però tornare in aula per un ultimo voto. Dai 12 mesi di tempo iniziali concessi al governo per approntare le deleghe, adesso si è scesi a tre mesi. Proprio per rispettare l’urgente road map del Recovery.

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