Giustizia, in Sardegna il concorso finisce al Tar

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L’inglese ha più peso del diritto, ma si tratta di un concorso per funzionario giudiziario nei tribunali. Vanno sotto accusa le regole del concorso che aveva portato lo scorso 13 ottobre centinaia di candidati, anche a Cagliari, con la speranza di ottenere uno delle 2.329 posti nei ruoli del personale del Ministero della Giustizia. Come spiega il sito dell’Ansa, molti dei non ammessi alla prova orale, in particolare quelli che avevano risposto molto bene alle domande sui codici, ma erano scivolati pur essendo sopra la sufficienza, sulla lingua di Albione, ora si rivolgono al Tar.

Abbiamo studiato leggi e commi. E per qualche svista in inglese, siamo fuori?” Così ha scritto – in sintesi – una candidata sarda in una lettera alla ministra della Giustizia Marta Cartabia. “Io ho conseguito un punteggio molto superiore al minimo ma non sono stata ammessa alla prova orale, mentre molti candidati con punteggio inferiore al mio, quindi presumibilmente meno preparati sulla parte di diritto, possono proseguire nello svolgimento della prova orale“. Molti i ricorsi anche dalla Sardegna. Tanti altri sono arrivati dal resto d’Italia.

Le regole erano chiare. Quaranta domanda di diritto. Ma erano previste delle soglie di sbarramento in informatica e in inglese con un punteggio minimo di 3,5 su 5. Inutile conoscere bene amministrativo, procedura civile, procedura penale e ordinamento penitenziario se non si riesce a raggiungere il punteggio stabilito dalle regole del concorso per le domande su computer e lingua anglosassone. C’è chi ha preso quasi 27 (il punteggio minimo era 21) ma non ha ottenuto il lasciapassare per l’orale.

Servono regole certe!

Perciò si è rivolto al Tar. “In tema di concorsi pubblici servono regole certe – spiega l’avvocato Leone – E’ impensabile che ogni concorso preveda modalità di espletamento differenti. Questo, ad esempio, prevede una tripla soglia di sbarramento che è un unicum: non è prevista né dalla legge quadro dei concorsi pubblici né tanto meno dalla riforma Brunetta“.

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