Focus Censis-Confcooperative: lavoro nero a livelli record, salari sempre più bassi!

L’assegno di ricollocazione ha lo scopo di riqualificare e formare chi perde il lavoro, ed ora, dopo una prima sperimentazione è pronto a entrare a regime.

Aumenta il lavoro nero a discapito di quello regolare. La crisi ha costretto tante persone ad accettare qualsiasi impiego, anche per pochi euro. Le imprese che ricorrono al lavoro irregolare, secondo uno studio realizzato dal Censis per Confcooperative, riducono infatti il costo del lavoro del 50% ed oltre mettendo spesso fuori mercato le aziende che operano nella legalità. Non solo: ma mettono anche una grave ipoteca sul futuro dei lavoratori lasciandoli privi delle coperture previdenziali, assistenziali e sanitarie generando un’evasione contributiva stimata in 10,7 miliardi ed un’evasione complessiva pari a 107,7 miliardi calcolando anche i buchi dell’Iva (36 miliardi), dell’Irpef (35) e dell’Irap (8,5).

“Negato, irregolare, sommerso: il lato oscuro del lavoro”, i dati del focus Censis-Confcooperative.

Nel periodo 2012-2015 (questi sono gli ultimi dati disponibili), mentre l’occupazione regolare si è ridotta del 2,1%, quella irregolare è aumentata del 6,3%, portando cosi a oltre 3,3 milioni i lavoratori che vivono in questo cono d’ombra non monitorato. Ma non è tutto: le imprese che ricorrono al lavoro irregolare riducono il costo del lavoro di oltre il 50% mettendo spesso fuori mercato le aziende che operano nella legalità. E i lavoratori restano senza coperture previdenziali, assistenziali e sanitarie per un’evasione contributiva pari a 10,7 miliardi.

Secondo la «Commissione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva» istituita presso il Mef, considerato l’insieme delle attività economiche, il salario medio orario sostenuto dalle imprese per retribuire un lavoratore regolare dipendente è di 16 euro mentre il salario pagato dalle aziende per un lavoratore irregolare corrisponde a 8,1 euro cioè circa la metà del salario orario lordo del lavoratore regolare. Il cosiddetto monte salariale irregolare nel 2014 ha raggiunto i 28 miliardi di euro, pari al 6,1% del valore complessivo delle retribuzioni lorde.

Calabria, Campania, Puglia e Sicilia le regioni dove c’è più sommerso.Infine, sul piano territoriale, e riguardo all’incidenza del lavoro irregolare sul valore aggiunto regionale, Calabria e Campania registrano le percentuali più alte (rispettivamente il 9,9% e l’8,8%), seguite da Sicilia (8,1%), Puglia (7,6%), Sardegna e Molise (entrambe con il 7%).

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