Fmi: lancia allarme giovani, sempre più a rischio povertà in Europa

Fmi: lancia allarme giovani, sempre più a rischio povertà in Europa

Fmi, allarme giovani. Cresce il numero di giovani a rischio povertà nell’area euro. Ad affermarlo è il Fmi nell’Article Iv per l’area euro, dove viene evidenziato che i giovani sono quelli è più rischio povertà fra tutte le categorie.

Nell’area euro nel 2017 c’erano poco piu’ di 2,6 milioni di giovani disoccupati , di cui 2 milioni o più del 77% concentrati in otto paesi di Eurolandia, un dato che mostra il diverso andamento della ripresa fra i diversi paesi.

Fmi: lancia allarme giovani, sempre più a rischio povertà in Europa.

Come affermato nel Fmi nell’Article Iv su Eurolandia, in Italia il nuovo governo preferisce misure sulle tasse e di spesa che, potrebbero portare a una significativa espansione di bilancio in contrasto con la sostenibilità del debito.

Poi viene sottolineato che i paesi con elevato debito dovrebbero sfruttare la cresciuta in atto per ricostruire cuscinetti di bilancio, prevenendo in questo modo la necessità di futuri aggiustamenti forti più avanti.

In merito alla Brexit vi è sottolineato che non ci saranno vincitori. Come sottolineato nel Fmi nell’Article Iv sull’area euro, un’integrazione debole post-Brexit avrà un effetto negativo sull’Ue a 27. Il Fondo Monetario Internazionale è abbastanza preoccupato sulla Brexit, in quanto il tempo passa e non c’è ancora chiarezza sui rapporti che ci saranno. Il Fmi poi osserva come la Brexit sta innescando una revisione del bilancio europeo e questa è un’opportunità per migliorarne l’efficienza.

La ripresa dell’area euro, anche se ancora forte, sta rallentando e una serie di rischi globali e interni si addensano sull’outlook. Fra i rischi, come affermato dal Fmi, vi sono i dazi americani sull’acciaio e l‘alluminio, shock politici a livello nazionale e la mancanza di progressi sulla Brexit. Il Fmi, infatti, prevede per l’area euro una crescita del 2,2% nel 2018 e dell’1,9% nel 2019. I dati più recenti suggeriscono che la ripresa ha superato il picco.

I salari all’interno di Eurolandia sono rimasti inchiodati a una crescita inferiore al 2% per la maggiore parte degli ultimi sei anni, con un aumento di solo l’1,8% nel primo trimestre 2018. Fra le maggiori quattro economie della zona euro, la Germania ha registrato la crescita piu’ veloce dei salari nel 2017 segnando un +2,2%, la più lenta e l’Italia con un +0,4%.

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