Eutanasia, la Corte Costituzionale respinge il referendum

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La Corte Costituzionale ha giudicato inammissibile il referendum sull’eutanasia attiva, richiesto con una raccolta firme organizzata nei mesi scorsi dall’Associazione Luca Coscioni. Erano state raccolte 1.200.000 firme. Le motivazioni della decisione non sono ancora state diffuse. Secondo una nota dell’ufficio stampa della Corte, il referendum è stato respinto perché in caso di legalizzazione dell’eutanasia «non sarebbe stata preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili».

Il referendum proponeva di abrogare una parte dell’articolo 579 del codice penale, che punisce l’omicidio di una persona consenziente: in questo modo sarebbe stata permessa l’eutanasia attiva, che avviene quando il medico somministra il farmaco necessario a morire e che al momento è illegale in Italia. Come spiega il sito ilpost.it, la Corte Costituzionale avviò un dibattito pubblico sull’eutanasia e il suicidio assistito quando nel 2019 intervenne sulla morte di Fabiano Antoniani, noto anche come “DJ Fabo”, stabilendo che sotto certe condizioni non è punibile una forma di eutanasia definita assistenza al suicidio, cioè quando una persona di fatto permette a un’altra di suicidarsi.

Marco Cappato cercherà altre strade!

La sentenza stabilì che in Italia si può aiutare una persona a morire senza rischiare l’incarcerazione se quella persona ha una patologia irreversibile, se la patologia irreversibile le provoca sofferenze fisiche o anche solamente psicologiche intollerabili, se la persona è pienamente capace di decidere liberamente e consapevolmente, e se è tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale. La Corte Costituzionale aveva effettivamente spinto il Parlamento ad approvare una legge in merito: un testo base sul suicidio assistito era stato approvato nell’estate del 2021 dalla commissione Giustizia della Camera, ma da allora non ci sono stati altri sviluppi. Marco Cappato, leader dell’Associazione Luca Coscioni, ha commentato la sentenza della Corte su Twitter spiegando che cercherà «altre strade».

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