Dirigenti pubblici: cambia il metodo di valutazione, meno peso ​ai titoli nei nuovi concorsi

Dirigenti pubblici: cambia il metodo di valutazione, meno peso ​ai titoli nei nuovi concorsi

Dirigenti pubblici, tutte le ultime novità in arrivo. Cambia il metodo di valutazione dei concorsi per dirigenti degli uffici pubblici e dei ministeri, verranno rivisti i punteggi massimi che possono essere accumulati dagli aspiranti capi grazie a lauree, dottorati, master, meriti di carriera, pubblicazioni scientifiche e abilitazioni professionali.

Questi ultimi titoli “su carta”, secondo il nuovo decreto in circolazione firmato da Marianna Madia, non possono valere più del 40% del voto finale. Nella valutazione verrà dato più spazio agli esami, in quanto le prove scritte e il colloquio orale conteranno almeno per il restante 60%. Attualmente non ci sono soglie e ogni amministrazione si regola a modo suo, ma nella prassi comune i titoli possono arrivare a rappresentare anche l’80-90% della valutazione.

Le nuove norme per la valutazione dei concorsi per dirigenti degli uffici pubblici.

Il ministero ha fissato alcune norme generali per affrontare i prossimi concorsi. L’intento è quello di allagare l’ingresso dei piani alti delle amministrazioni pubbliche ai «giovani dirigenti meritevoli». Non solo, attribuire più peso agli esami veri e propri, limitando i punti che si possono accumulare con i titoli pregressi, darebbe più chance ai funzionari già impiegati negli uffici pubblici di salire di posizione.

Per quanto riguarda i punteggi nei concorsi classici si va da un minimo di 120 punti a un massimo di 300, suddivisi in tre prove, due scritti e un colloquio orale. Nella valutazione finale del concorso gli esami sono decisivi, ma la fetta numerica che spetta al curriculum non è trascurabile. Entrando nel dettaglio, a titoli accademici, come lauree specialistiche o dottorati di ricerca, possono essere attribuiti massimo 50 punti. Un’altra dozzina viene conteggiata con le abilitazioni professionali, ma solo a queste due condizioni: che sia stato superamento un esame di Stato e che siano attinenti alle materie trattare dalle prove d’esame.

Altri otto, invece, possono essere attribuiti a chi ha firmato pubblicazioni scientifiche. Gli altri 50 punti – che portano alla soglia massima del 40% – sono dedicati ai meriti sul lavoro, ossia i titoli di carriera. C’è però da fare dei distinguo, in quanto verranno presi in considerazione solo gli incarichi dirigenziali svolti prima del concorso all’interno dell’amministrazione pubblica e in base alla loro durata. Anche l’originalità dei lavori svolti avrà il suo peso. E, infine, il voto finale può salire per chi ha è stato impiegato in servizi militari di leva più importanti, ovvero per i quali è richiesta la laurea.

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