Tutte le misure del decreto dignità. Il Senato ha approvato in via definitiva la conversione in legge del cosiddetto decreto dignità. Il testo è passato con 155 voti favorevoli, 125 contrari e 1 astenuto. Si attende solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del provvedimento nella sua versione finale.
Decreto dignità: modifiche contratto tempo determinato e reintroduzione dei voucher.
Il decreto dignità approvato riduce la durata massima dei contratti a tempo determinato da 36 a 24 mesi. I contratti superiori ai 12 mesi, inoltre, dovranno essere giustificati da una causale, il che significa che il datore di lavoro dovrà giustificare perché assume un dipendente a tempo determinato invece che a tempo indeterminato (in passato, le causali avevano prodotto migliaia di controversie giudiziarie).
Queste nuove regole entreranno in vigore per i contratti in essere a partire dal 31 ottobre 2018, in modo da dare tempo alle impese di adeguarsi. Come richiesto dalla Lega, nel testo della legge sono stati introdotti nuovamente i “voucher” nei settori alberghiero, agricolo e per gli enti locali.
I datori di lavoro potranno così utilizzare i “buoni lavoro” per pagare prestazioni lavorative molto brevi, anche di poche ore soltanto. I nuovi voucher potranno essere usati soltanto per pagare pensionati, studenti con meno di 25 anni, disoccupati e percettori di forme di sostegno al reddito. Restano invece escluse le famiglie, che in passato potevano utilizzare i voucher per pagare ripetizioni scolastiche e collaboratori domestici.
Decreto dignità: decontribuzione e delocalizzazione.
Nel testo di legge viene introdotto un nuovo bonus per l’assunzione dei giovani con contratto a tempo indeterminato. Da gennaio, chi assume con il nuovo contratto a tutele crescente chi ha meno di 35 anni otterrà uno sconto del 50% sui contributi da versare per i tre anni successivi all’assunzione (con un tetto però pari a 3.000 euro l’anno).
Il bonus resterà in vigore per il 2019 e il 2020. La decontribuzione introdotta dalla legge ricalca quasi esattamente il bonus per la decontribuzione del governo Renzi. Per quanto riguarda la delocalizzazione, le imprese che hanno beneficiato di aiuti di Stato e che delocalizzano le proprie attività dovranno restituire quanto ricevuto. E’ prevista anche una sanzione, da 2 a 4 volte l’aiuto ricevuto. Inoltre verranno cancellati i benefici fiscali, per le aziende che non raggiungono gli obiettivi occupazionali promessi.