Decreto Dignità: per Confindustria è negativo per le imprese. Ecco perchè…

Decreto Dignità: per Confindustria è negativo per le imprese. Ecco perchè...

Ecco perchè il Decreto Dignità, secondo confindustria, è negativo per le imprese. Secondo Confindustria, le nuove regole previste nel testo del Decreto Dignità, saranno poco utili rispetto all’obiettivo dichiarato, del contrasto alla precarierà del lavoro, perché l’incidenza dei contratti a termine sul totale degli occupati è in linea con la media europea.

Confindustria boccia il Decreto Dignità approvato dal Consiglio dei Ministri.

Il testo del decreto dignità approvato, il 2 luglio 2018, contiene le misure per il contrasto al precariato, alla delocalizzazione e la salvaguardia dei livelli occupazionali, al gioco d’azzardo e misure in materia di semplificazione fiscale.

Il primo commento di  Confindustria sul decreto è stato un segnale molto negativo per il mondo delle imprese. Secondo Confindustria, sono le imprese che creano il lavoro. Le regole possono favorire o scoraggiare i processi di sviluppo e hanno la funzione di accompagnare i cambiamenti in atto, anche nel mercato del lavoro.

Per gli industriali, si dovrebbe intervenire sulle regole quando è necessario per tener conto di questi cambiamenti e, soprattutto, degli effetti prodotti da quelle precedenti. Il contrario di ciò che è avvenuto col decreto dignità.

Il risultato, secondo gli industriali, sarà quello di ottenere meno lavoro e non meno precarietà. Confindustria, ha fatto valutazioni analoghe anche per la stretta in tema di delocalizzazioni previsto nel Decreto Dignità. Secondo Confindustria, l’Italia è un grande Paese industriale e avrebbe bisogno di regole per attrarre gli investimenti, interni ed esteri. Il decreto Dignità, gli investimenti rischia di disincentivarli.

Per Confindustria, con questo decreto, il governo ha innestato la retromarcia rispetto ad alcune innovazioni che hanno contribuito alla crescita. Inoltre, gli industriali sostengono che le nuove regole contro la precarietà non siano efficaci, dato che l’incidenza dei contratti a termine sul totale degli occupati è, in Italia, in linea con la media europea.

Confindustria, infine, ha precisato di essere pienamente d’accordo a colpire duramente i comportamenti opportunistici di chi assume un impegno con lo Stato e poi non lo mantiene, ma disegnare regole punitive e dalla portata tanto ampia quanto generica non è né efficace né utile.

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