Decreto dignità: come cambiano i contratti di lavoro

Cir, il governo punta a 15 miliardi, tetto a 3mila euro pro capite

l Senato ha approvato in via definitiva la conversione in legge del cosiddetto “decreto dignità”. La riforma del lavoro nelle intenzioni del ministro e capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio dovrebbe servire a combattere il precariato. Secondo gli esperti, c’è più di un dubbio che la legge riuscirà effettivamente nel suo intento. Alcune delle modifiche che introduce sono comunque significative.

Reintroduzione dei voucher e decontribuzione.

Su richiesta della Lega, la legge introduce nuovamente i “voucher” nei settori alberghiero, agricolo e per gli enti locali. I datori di lavoro potranno così utilizzare i “buoni lavoro” per pagare prestazioni lavorative molto brevi, anche di poche ore soltanto. I voucher erano stati aboliti all’inizio del 2017 dal governo Gentiloni per evitare un referendum con cui la CGIL chiedeva la loro abolizione.

I nuovi voucher potranno essere usati soltanto per pagare pensionati, studenti con meno di 25 anni, disoccupati e percettori di forme di sostegno al reddito. Restano invece escluse le famiglie, che in passato potevano utilizzare i voucher per pagare ripetizioni scolastiche e collaboratori domestici.

La legge inoltre introduce un nuovo bonus per l’assunzione dei giovani con contratto a tempo indeterminato. Da gennaio, chi assume con il nuovo contratto a tutele crescenti chi ha meno di 35 anni otterrà uno sconto del 50 per cento sui contributi da versare per i tre anni successivi all’assunzione (con un tetto però pari a 3.000 euro l’anno).

Il bonus resterà in vigore per il 2019 e il 2020. La decontribuzione introdotta dalla legge ricalca quasi esattamente quella stabilita nel 2015 dal governo Renzi. Curiosamente, lo stesso Luigi Di Maio in passato aveva criticato duramente questa misura che ora lui stesso ha reintrodotto.

Modifiche sui contratti a tempo determinato. Aumenta l’indennità di licenziamento.

Il decreto riduce la durata massima dei contratti a tempo determinato da 36 a 24 mesi. I contratti superiori ai 12 mesi, inoltre, dovranno essere giustificati da una causale e il datore di lavoro dovrà quindi giustificare perché assume un dipendente a tempo determinato invece che a tempo indeterminato (in passato, le causali avevano prodotto migliaia di controversie giudiziarie).

Le nuove regole entreranno in vigore per i contratti a partire dal 31 ottobre, in modo da dare tempo alle imprese di adeguarsi.

L’indennità che il datore di lavoro deve pagare nel caso di licenziamento illegittimo fino a ieri prevedeva il pagamento di due mensilità per ogni anno trascorso al lavoro, partendo da un minimo di 4 mensilità e fino a un massimo di 24. La legge ha alzato il minimo a sei mensilità e il massimo a 36 mensilità.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Diritto.news

Informazioni sull'autore