Decreto dignità: accese critiche alla parte dedicata al lavoro a termine!

Decreto dignità: accese critiche alla parte dedicata al lavoro a termine!

Decreto Dignità, le ultime novità. Il Decreto dignità, approvato lo scorso 2 luglio 2018, che contiene le misure per il contrasto al precariato, alla delocalizzazione e la salvaguardia dei livelli occupazionali, al gioco d’azzardo e misure in materia di semplificazione fiscale. A causare le critiche più accese è quella parte dedicata al lavoro a termine presente nel decreto.

Vi è la convinzione, come scrive ilsole24ore, che le nuove regole non favoriranno la creazione di rapporti di lavoro duraturi ma produrranno l’effetto contrario. Con ogni probabilità, vi sarà aumento del lavoro nero o di incentivo a pratiche elusive del decreto Dignità. Il provvedimento, come si legge sul quotidiano, non sembra né culturalmente né tecnicamente attrezzato per intraprendere la guerra contro la precarietà, come è stata proclamata dal vicepremier e ministro del lavoro e dello sviluppo economico Luigi Di Maio.

Le critiche più accese alla parte dedicata al lavoro a termine del Decreto Dignità.

Come spiegato sul ilsole24ore, il decreto Dignità non è culturalmente attrezzato alla lotta alla precarietà perché riflette l’atavica illusione, del tradizionale approccio garantista, che limita e vincola le decisioni di impresa, che possono produrre i comportamenti ritenuti virtuosi dal legislatore.

Il provvedimento, come sottolineato da Bruno Caruso su ilsole24ore, il decreto Dingnità non lo è soprattutto tecnicamente perchè non prevede nessuno strumento per incentivare contratti a termine lunghi e, soprattutto, quello relativo alla loro transizione verso il rapporto di lavoro stabile.

L’esperto del ilsole24ore, sostiene che nell’attuale stesura, il decreto favorisce i rapporti di lavoro a termine di durata inferiore all’anno. Ed è proprio questa tipologia di rapporti che alligna la precarietà più eclatante e duratura.

Ha poi continuato che ricerche internazionali sulla precarietà mostrano che non tutti i contratti e non tutti i rapporti di lavoro atipici generano gli stessi effetti di precarietà. Infatti tali ricerche considerano, per esempio, lo staff leasing e lo stesso contratto a termine lungo come rapporti se non stabili, meno precari di altri, il secondo soprattutto perché contiene alte probabilità di conversione. Si rischia che un provvedimento nato per combattere la precarietà invece la favorisce.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Diritto.news

Informazioni sull'autore