Cyberbullismo: casi in aumento sia negli ambienti virtuali sia all’interno delle scuole

Cyberbullismo: casi in aumento sia negli ambienti virtuali sia all'interno delle scuole!

I risultati di un’indagine dal Centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore parlano chiaro e lanciano un messaggio allarmante: i casi di bullismo e cyberbullismo sono in netto e costante aumento tra i più giovani, negli ambienti virtuali ma anche all’interno della scuola. Se il 6% – su un campione di 1000 ragazzi tra gli 11 e i 17 anni – ammette di essere stato vittima di soprusi e discriminazioni (ma sono ancora molti quelli che sopportano in silenzio le vessazioni, senza denunciarle né parlarne con gli altri), il 19% riferisce di aver assistito direttamente a scene di bullismo, mentre la percentuale sale addirittura al 31% nel caso di messaggi d’odio o di insulto letti sulla rete.

Aumenta l’indifferenza sociale.

Se molti degli intervistati esprimono vergogna e rabbia di fronte a episodi di questo tipo, sono più della metà (il 58% del campione) quelli tra loro che, più o meno ingenuamente, confessano di non essere intervenuti in nessun modo per difendere le vittime delle aggressioni. A cosa è dovuta tanta indifferenza? Spesso l’iniziativa d’aiuto è scoraggiata dal timore di ritorsioni o di un coinvolgimento in situazioni difficilmente gestibili; altre volte, però, e sempre più spesso, i ragazzi non percepiscono come pericolosa o anomala la scena cui assistono. Questo è un aspetto inquietante, che ci dice molto sul loro livello di consapevolezza. Un’impressione rafforzata dal dato sulle denunce: solo il 2% denuncia i casi di cyberbullismo ai gestori della rete e alle autorità competenti, e al massimo parla della cosa con gli amici (47%).

Una precisa responsabilità per la scuola.

Di fronte a un quadro così inquietante, la scuola ha il dovere di intervenire. Il ministro Bussetti ha annunciato una serie di provvedimenti, che vanno dai finanziamenti per la scuola digitale e le nuove metodologie didattiche alla formazione del personale docente. Con l’avvio del nuovo anno scolastico, dovrebbe essere operativa una vera e propria task force di 120 insegnanti adeguatamente selezionati e formati, in grado di operare sul territorio con la creazione di ambienti digitali tutelati, interventi di cittadinanza digitale e promozione dell’uso consapevole dei nuovi media.

Bullismo e cyberbullismo perseguibili anche su un piano penale.

Il fenomeno del cyberbullismo viene così definito nella legge “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”entrata in vigore il 18 giugno 2017: Qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo. (Art.1) e indica misure di carattere preventivo ed educativo nei confronti dei minori (qualunque sia il ruolo nell’episodio) da attuare in ambito scolastico, e non solo”. Sottolinea il Sole 24Ore che a due anni dal varo, le azioni previste dalla legge 71/2017 contro il cyberbullismo sono rimaste in gran parte sulla carta, mentre dal 2016 al 2018 le denunce alla polizia postale con vittime sotto i 13 anni sono più che raddoppiate.

Il bullismo e il cyberbullismo possono configurare fattispecie da perseguire anche su un piano penale. Ad esempio possono integrare il reato di “Atti persecutori” ex art. 612 bis c.p, meglio conosciuto come stalking. Le pene possono arrivare a cinque anni di reclusione. Se il colpevole è un minorenne, ed ha meno di 14 anni esiste una impunità totale ex lege, cioè non si è perseguibili, per colo che abbiano più di 14 anni le pene sono ridotte. La responsabilità esiste anche sul piano civile rispetto al risarcimento del danno causato alla vittima. Nel caso di reati perpetrati grazie all’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione, la Polizia Postale, in seguito a segnalazione o denuncia, riesce a risalire al dispositivo dal quale il reato è stato commesso, e ad identificandone l’autore,

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