Il Dpcm firmato nella notte dell’8 marzo dal premier Giuseppe Conte per i lavoratori della cosiddetta zona arancione recita: «Si raccomanda ai datori di lavoro pubblici e privati di promuovere, durante il periodo di efficacia del presente decreto, la fruizione da parte dei lavoratori dipendenti dei periodi di congedo ordinario e di ferie».
La zona arancione comprende tutta la Regione Lombardia e le province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia. Il decreto prevede di evitare ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori della zona arancione, oltre che all’interno dei medesimi territori, salvo per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, di necessità o di salute.
Ferie, congedo o smart working!
Ne consegue che ai lavoratori della zona arancione si potrebbero prospettare due possibilità: lo smart working o mettersi in congedo o ferie eventualmente fino al 3 aprile. Nella peggiore delle ipotesi potrebbe trattarsi di quattro settimane di ferie, il che significherebbe esaurire tutte le ferie dell’anno. La seconda possibilità è lo smart working che può essere attivato senza accordo individuale in tutta Italia e fino al prossimo 31 luglio, come ribadito dal nuovo Dpcm. Lo smart working può essere svolto, come previsto dalla legge, non solo dalla propria abitazione, ma anche in sedi alternative.