Varie indagini scientifiche, tra cui quella condotta in Puglia dal virologo Pier Luigi Lopalco, hanno tentato di capire in quali ambienti ci sono più probabilità di contagiarsi. Lopalco – come spiega il sito quifinanza.it – è partito da un focolaio scoppiato in una fabbrica dove si lavorano carcasse animali per uso alimentare: la causa è da attribuire al freddo delle celle e all’umidità, che abbassano le difese immunitarie degli operatori.
Dopo i macelli, un altro luogo super diffusore del contagio è la chiesa. Soprattutto in America, dove c’è una forte presenza di cori, quando si sa che cantare comporta inevitabilmente l’emissione di droplet potenzialmente contagiosi. Altro luogo a rischio sono le carceri, viste le già precarie condizioni in cui sono costretti a vivere i detenuti, situazione che con la pandemia diventa focolaio quasi certo, considerato che non c’è modo di isolare più di tanto i positivi.
Stadi, discoteche, ristoranti, palestre…
Allo stesso modo gli stadi sono luoghi pericolosi per la trasmissione del coronavirus. Anche se si trovano all’aperto, ospitano una grande densità di persone che parlano ad alta voce, cantano e gridano. E le discoteche e i pub, ambienti chiusi dove ci si tocca e si sta assembrati. Sui ristoranti, soprattutto dopo l’ultimo Dpcm 3 novembre, ha suscitato polemiche la decisione di chiuderli dopo le 18. Decisione motivata dalle abitudini degli italiani, dove il pranzo è di solito più formale, veloce e legato a esigenze lavorative. Anche le palestre sono luoghi super diffusori, ma di più quando ci si trova in lezioni di gruppo.