L’idea del governo per sostenere le imprese nella problematica ripartenza relativa alla cosiddetta Fase Due dell’emergenza coronavirus, è quella di aiuti commisurati con le perdite. È evidente che sono i più piccoli che rischiano di soccombere. È questo il motivo per cui per il prossimo maxi decreto economico da 55 miliardi ci dovrebbero essere contributi diretti e a fondo perduto per chi ha meno di cinque milioni di fatturato annuo.
Tra questi figurano artigiani, commercianti, piccoli imprenditori. Per le medie – tra 5 e 50 milioni di fatturato annuo – e grandi imprese il governo pensa invece a ricapitalizzazioni con l’intervento della Cassa depositi e prestiti e un fondo mirato di circa cinquanta miliardi, una entrata nel capitale che tuttavia sarebbe solo temporanea, senza implicare una nazionalizzazione.
Nessun intervento nella governance
«Non c’è alcun intento in questo senso — spiega il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, come riporta il sito del Corriere della Sera —, né l’intenzione di intervenire nella governance». Si tratta, piuttosto, «di un modello molto ambizioso che potrà, da una parte garantire con incentivi adeguati l’afflusso dei finanziamenti e del risparmio a sostegno delle Pmi, e per lo Stato di concorrere alla ricapitalizzazione sia sulle perdite che come sostegno».