Copyright: appello giornalisti al Pe, perché si tuteli diritto autore

Copyright: appello giornalisti al Pe, perché si tuteli diritto autore

Tutelare il diritto d’autore per continuare a offrire una copertura giornalistica dalle zone di guerra: è l’appello contenuto in una lettera inviata ai parlamentari europei dal responsabile dell’ufficio di Baghdad dell’Afp, Sammy Ketz.

Lettera sottoscritta finora da oltre 40 inviati, tra cui gli italiani Lorenzo Cremonesi e Alberto Negri. L’iniziativa arriva in vista del nuovo voto sulla riforma del copyright, in agenda all’Eurocamera il prossimo 12 settembre. Lo scorso luglio la plenaria di Strasburgo aveva votato contro l’avvio dei negoziati fra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue sulla proposta di direttiva.

Giornalisti-editori, che il Pe voti per tutela online.

Uno stop contro il quale si era scagliata tra gli altri l’associazione degli editori europei (Enpa), il cui presidente Carlo Perrone aveva stigmatizzato “l’intesa attività di lobby” svolta dai giganti della rete. Sammy Ketz sostiene che non si può più mandare giù la menzogna diffusa da Google e Facebook secondo cui la direttiva minaccerebbe la possibilità di accedere a Internet gratuitamente.

Il libero accesso al Web durerà perché i giganti di Internet, che ora usano contenuti editoriali gratis, possono rimborsare i media senza chiedere ai consumatori di pagare. La posta in gioco è la libertà di stampa perché quando finiranno i giornalisti quella libertà, che è sostenuta dai membri del parlamento di ogni schieramento politico, se ne andrà.

Non modificare il testo dell’articolo 11 della riforma Ue del copyright che tutela il diritto d’autore del materiale giornalistico online, ma approvarlo così com’è stato formulato a inizio luglio dalla commissione affari giuridici dell’Europarlamento.

Questo è l’appello rivolto agli europarlamentari da parte delle associazioni di editori e giornalisti Enpa, Emma, Epc, Nme, Ifj e Efj, in vista del ritorno del dossier al voto in plenaria il prossimo 12 settembre dopo il rinvio deciso a luglio in seguito alla profonda spaccatura provocata dalle polemiche sulle nuove norme.

L’articolo 11, infatti, a differenza di quanto sostenuto dai suoi avversari, non è una ‘tassa sui link’ in quanto assicura che gli hyperlink siano esclusi chiaramente esclusi” e “non penalizza i lettori che condividono gli articoli dal momento che si applica solo agli usi fatti dai fornitori di servizi della società dell’informazione.

Di conseguenza, sottolineato editori e giornalisti, qualsiasi ulteriore limitazione o emendamento dell’articolo 11 avrebbe solo l’effetto indesiderato di diluire il diritto e renderlo inutilizzabile con l’esito infelice che sia editori che giornalisti ci rimetterebbero.

E, al contrario, andrebbe a beneficio solo di quegli attori che hanno approfittato dell’attuale mancanza di chiarezza legale e dei contenuti giornalistici nell’ultimo decennio.

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