Class action, la riforma entra in vigore

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Entra oggi in vigore la riforma della class action, che ha l’obiettivo di potenziare le azioni collettive basate sullo stesso illecito e quindi ridurre la mole di lavoro dei tribunali.  Fra le principali novità introdotte, come riferisce il sito borsaitaliana.it, c’è la possibilità di agire non solo per tutelare i diritti dei consumatori ma anche quelli lesi dal comportamento di un’impresa o del gestore di un servizio di pubblica utilità. La class action inoltre è stata inserita nel Codice di procedura civile come titolo autonomo.

Ulteriore novità della riforma la possibilità di chiedere la divulgazione delle prove e di individuare uno spazio per gli accordi transattivi in corso di causa, su proposta del giudice, oppure dopo la sentenza. Inoltre, in caso di condanna, l’impresa dovrà corrispondere al rappresentante comune e all’avvocato del promotore compensi stabiliti in percentuale dell’importo complessivo del risarcimento, sulla base del numero degli aderenti.

Le tre fasi!

Può promuovere una class action ogni componente di una categoria di consumatori, anche le organizzazioni e le associazioni senza scopo di lucro con determinati requisiti e iscritte in un elenco pubblico presso il ministero della Giustizia. Tuttavia, quando si è accettato di far parte di una class action, automaticamente si rinuncia a qualsiasi azione individuale basata sullo stesso illecito. Il procedimento unico della class action si svolge in tre fasi. La prima, riguarda l’ammissibilità della domanda. La seconda, la valutazione del merito della causa. Nella terza fase vengono verificati i diritti individuali e la richiesta di liquidazione dei risarcimenti dei singoli, a cura di un unico rappresentante nominato dal giudice.

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