Cassazione: ai bambini, secondo la Suprema Corte, non si può imporre di vedere i nonni

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I bambini non possono essere obbligati dai provvedimenti di un giudice, a vedere i nonni. Chi lo ha deciso, secondo quanto riporta il sito tgcom24.mediaset.it. è la Corte di Cassazione, che ha accolto il ricorso dei genitori di due bimbi costretti a incontrare i loro nonni. Il diritto dei nonni, spiega la Corte Suprema, a frequentare i nipoti minorenni non può prevalere sull’interesse degli stessi bambini che manifestano contrarietà a tale relazione. Non ci può quindi essere alcuna “imposizione ‘manu militari’ di una relazione sgradita e non voluta” soprattutto se si tratta di ragazzini capaci “di discernimento”.

Il parere della Cassazione.

Secondo il parere della Cassazione – che si è occupata del caso di una famiglia con rapporti molto difficili tra i genitori di due bambini e i nonni e lo zio paterni che si erano rivolti alla magistratura per vedere i nipotini – “il compito del giudice non è quello di individuare quale dei parenti debba imporsi sull’altro nella situazione di conflitto, ma di stabilire, rivolgendo la propria attenzione al superiore interesse del minore, se i rapporti non armonici (o addirittura conflittuali) fra gli adulti facenti parte della comunità parentale si possano comporre e come ciò debba avvenire”.

La posizione dei servizi sociali e il primo grado di giudizio.

Nella vicenda giudicata dalla Suprema Corte, gli stessi servizi sociali – hanno fatto presente i genitori nel reclamo agli ‘ermellini’ – avevano constatato “l’impossibilità di provvedere alla mediazione perché il conflitto risultava irrisolvibile“. In primo grado il Tribunale di Milano aveva disposto gli incontri tra i nonni e lo zio paterni alla presenza di un educatore e aveva stabilito che i rapporti potessero procedere “in forma libera” quando la nonna “avesse provato di essersi fatta assistere da uno psichiatra dando continuità alle cure”. Infatti la donna era molto aggressiva verso i genitori dei bambini, cosa che in effetti veniva percepita dai nipotini.

Il giudizio della Corte d’Appello.

In seguito la Corte di Appello di Milano riteneva “che non fosse utile” mantenere la prescrizione alla nonna “di rivolgersi allo psichiatra” dal momento che la donna non aveva “coscienza della propria condizione di disagio psichico”. Piuttosto, secondo i magistrati milanesi, “occorreva far maturare nei genitori la consapevolezza del danno psichico cui espongono i loro figli, costretti a vivere privati degli affetti che potrebbero arricchirli, in un clima indotto di paura e di rancore”.

Nessuna imposizione ai bambini secondo la Cassazione.

Tuttavia la Cassazione non ha condiviso questo punto di vista e ha evidenziato che non basta “l’insussistenza di un reale pregiudizio nel passare del tempo con nonni e zio” per imporre la frequentazione ma bisogna verificare se gli ascendenti sono in grado “di prendere fruttuosamente parte attiva alla vita dei nipoti attraverso la costruzione di un rapporto relazionale e affettivo e in maniera tale da favorire il sano ed equilibrato sviluppo della loro personalità”. In nessun modo si può ricorre alla “costrizione” dei nipoti ma si può provare a utilizzare “l’arsenale” di strumenti “soft di modulazione delle relazioni che sappiano creare spontaneità (e dunque significatività) di relazione con i minori piuttosto che imporre rapporti non desiderati”.

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