Carceri, ogni detenuto ha diritto a 3 mq in cella, ma lo spazio vivibile include i mobili non fissi

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Per legge, ogni detenuto deve avere a disposizione 3 metri quadri minimi all’interno della cella in cui vive nelle carceri. Uno spazio inferiore di 3 metri per detenuto viene considerato, come stabilito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, inumano e degradante. Se lo spazio vitale non è garantito, è previsto un risarcimento di 8 euro per ogni giorno trascorso in carcere in violazione di quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, oppure si può avere lo sconto di un giorno di pena residua per ogni dieci vissuti in queste condizioni inumane.

Carceri, ecco cosa stabilisce la Cassazione per quanto riguarda i mobili fissi.

Questi 3 metri possono essere comprensivi anche delle superfici occupate da tavoli e sgabelli, mentre per quanto riguarda i mobili fissati a terra come l’armadio, questa superficie occupata da tali arredi va esclusa dal calcolo, in quanto i mobili fissi impediscono al detenuto di muoversi all’interno della cella, impedimento che non si ravvisa in presenza di sgabelli o altri arredi “mobili”. La Cassazione ha stabilito che “L’importante è determinare se i detenuti hanno la possibilità di muoversi normalmente nella cella”. Armadi e letti a castello, per la Cassazione, non possono venire considerati nel conteggio della metratura in quanto costituiscono “un peso tale da non poter essere spostati e da restringere a loro volta l’area ove muoversi”. Il moto, invece, non è impedito dai letti non incastellati.

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